Lugo Music Festival. Quando la musica abita i luoghi

Fino al 3 Luglio il Lugo Music Festival trasforma gli spazi pubblici del Comune in palcoscenici per artisti da tutto il mondo. Pievi medievali, giardini segreti, archivi, biblioteche e parchi urbani diventano teatri all’aperto in cui la musica si intreccia con il paesaggio, la memoria e l’identità del territorio.

“Ricordo nel 2016, il primo anno, la complessità di aver portato musicisti da Siria e Iran e le loro residenze artistiche, i laboratori nelle scuole e i concerti che hanno fatto con gli strumenti tradizionali, raccontando leggende e storie di quelle culture così ricche di storia”, racconta Matteo Penazzi, direttore di Lugo Music Festival.

 

Quali sinergie si sono venute a creare tra il Festival e la città di Lugo? 

Sono tantissime in quanto la rassegna si svolge sempre in luoghi diversi. Spesso scelgo di ambientare gli eventi tra filari di viti o campi di grano, o comunque in zone rurali e giardini privati: sceneggiature perfette per riportare il pubblico a riconnettersi con la natura. Poi c’è il legame tra gli artisti e gli studenti che si incontrano ogni anno grazie ai progetti nelle scuole, dove musicisti internazionali portano esperienze che lasciano il segno nel percorso didattico. Infine c’è la sinergia con gli sponsor [tra cui EdilPiù, main-sponsor dell’edizione 2025], persone con cui concepiamo le idee e grazie alle quali si possono realizzare imprese che prima sembravano impossibili. Quest’anno, ad esempio, siamo riusciti a portare una grande orchestra sinfonica sul monumento a Francesco Baracca per suonare  all’alba il Triplo Concerto di Beethoven per orchestra e trio con pianoforte. C’erano duemila persone e… che dire, sono momenti che lasciano il segno in una città, soprattutto quando i progetti hanno modo di continuare nel tempo.

 

Che tipo di relazione si instaura tra musica e le bellezze storico-architettoniche di Lugo?

La relazione tra il festival e i luoghi è fondamentale. I contenuti si ispirano alla sceneggiatura di ogni evento: il jazz in campagna, la musica classica davanti alla pieve millenaria, tutto è d’ispirazione e porta le persone a muoversi di posto in posto per scoprire non solo artisti nuovi ma location straordinarie che fanno parte di un patrimonio culturale che appartiene a tutti. La scelta di fare concerti in micro-luoghi, come chiesine o giardini solitamente chiusi al pubblico e che si intravedono passando distrattamente per strada, avvicina a tesori dove scoprire e riscoprire antichi affreschi o rispolverare altari di pietra e vie crucis di terracotta trasformate dal tempo”.