LuOgo. Architettura effimera tra spazio pubblico e arti
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Nato da un workshop di autocostruzione di studenti e neolaureati, organizzato da CASABELLA Formazione, LuOgo è stata un’architettura nel prato di Piazza dei Martiri di Lugo. Con la curatela del collettivo orizzontale, la struttura circolare in legno ha creato uno spazio pubblico sia permeabile che raccolto, ispirato alle architetture nomadi dove il cerchio rappresenta un atto fondativo e simbolico di un luogo. Il “recinto” ha funto da stanza a cielo aperto per ospitare diverse attività: dalla musica del progetto Mercurio ai giochi di prestigio del Mago Christian, dall’opera installativa in ceramica di Paola Bandini alla poesia di Tiziana Cera Rosco. Dotata di illuminazione a led, teli ombreggianti, gradonate, altalene, scivoli e sdraio, la struttura era accessibile e fruibile a tutte le età e ore della giornata.

LuOgo raccontato da orizzontale. Come vi siete relazionati con l’architettura circostante e in particolare con la Rocca di Lugo?
La Rocca è uno sfondo meraviglioso, un punto di vista privilegiato sull’installazione, una quinta con cui non avremmo mai potuto entrare in competizione. La forma a tronco di cono ricorda vagamente le mura della Rocca, anche se LuOgo è stato costruito come uno spazio permeabile, non fortificato o divisivo. Inoltre, con la scelta dell’insegna abbiamo voluto preservare lo sguardo onirico, quasi felliniano, delle luci già presenti in loco, e costruire una visione immaginifica: un elemento di festa che arriva in città, un tendone da circo che magicamente appare e scompare.

In quanto architettura effimera, LuOgo è una sorta di sonda in forma fisica. Vi aspettate che lasci tracce?
(Manfra) Le tracce possono essere fisiche, come il segno sul prato, fino all’esperienza di un luogo abitato e vissuto. La matrice originaria del progetto è un altro oggetto temporaneo: se Lunette era un punto, LuOgo è uno spazio. Da Lunette* in poi, si stratifica la memoria, che non è nostalgia del passato ma di possibilità. L’area in cui è sorto LuOgo è residuale, ricalca le mura storiche. Quando vi sostiamo, siamo portati a guardare in su, o verso il Pavaglione. Invece ha la dignità di essere uno spazio a sé.

(Pantaleoni) Essendo una sonda e non un aratro, non lascia tracce ma le recupera. Qual è la sua funzione? Mettere alla prova. Crediamo che arrivare con un progetto predeterminato per lo spazio pubblico sia totalmente sbagliato. L’architettura effimera ci permette di ritarare il progetto o riconoscere la direzione positiva. È come il rover inviato su Marte: prende, non lascia. Capisce il territorio, esplora, analizza. LuOgo può restituire risultati, ricordi e bisogni, ma lascerà un’unica traccia: il prato un po’ ammaccato.

(leggi l’intervista a orizzontale: https://www.edilpiu.eu/2023/01/26/da-punto-a-spazio-progetto-luogo/)