Tracce dell’abitare – VI – Giuseppe Sciola
VI – La pietra
a cura di Gaia Dallera Ferrario e Lorenzo Palmeri
“Dimmi, poiché sei così sensibile agli effetti dell’architettura,
non hai osservato, camminando nella città,
come tra gli edifici che la popolano taluni siano muti e altri parlino,
mentre altri ancora, che son più rari, cantano?”
Giuseppe Sciola
Giuseppe Sciola, tra le figure più interessanti del panorama artistico nazionale ed internazionale del XXI secolo, ha dimostrato attraverso il proprio lavoro come la pietra sia elastica e fonica, sfatando diversi luoghi comuni sulla natura inerte e muta di questo elemento.
Le sue celebri Pietre Sonore si presentano come grandi blocchi che, attraverso lo strofinio delle mani o di rocce, producono una propria caratteristica vibrazione sonora. In seguito ai suoi audaci interventi una pietra calcarea, di origine marina, è in grado di emettere un suono liquido, mentre il basalto, di origine vulcanica di emettere suoni molto più cupi. La ricerca di Sciola rivela infatti come la pietra, intesa come materia primigenia ma anche elemento centrale del costrutto architettonico, conservi una memoria degli elementi naturali con cui è entrata in contatto. Così le Pietre Sonore riuniscono in sé diverse possibilità musicali, siano esse “Pietra-Scultura” o “Pietra-Architettura” : un suono spontaneo, proprio del corpo e del suo interagire con gli eventi atmosferici e con l’ambiente circostante; uno generato dall’azione dello scultore, che esegue la materia attraverso gesti che danno forma e ne liberano la voce profonda; infine attraverso l’azione dell’uomo e del suo abitare ricco di frequenze, rifrazioni, riverberazioni.
Nel 2002 l’opera di Sciola entra ufficialmente nella storia della scultura, della musica e dell’architettura italiana, quando l’architetto Renzo Piano, interessato all’aspetto strutturale della sua opera, fa collocare un grande Basalto Sonoro, simbolo di una musica eterna, nel giardino prospiciente il nuovo Auditorium della Musica a Roma.
La successiva opera Città Sonora, rafforza ulteriormente la valenza architettonica del suo operato attraverso la composizione di una città ideale: nel progetto, compiuto nel 2011, ogni pietra è pensata come un edificio, superando la pura valenza plastica e approdando ad una visione di “Città-Orchestra”. Quest’opera suggerisce che ogni produzione, scultorea o architettonica, possa avere le potenzialità di uno strumento musicale, ma anche che ogni vera casa, come quella che abitiamo, quella in cui siamo nati, quella che abiteremo e quella che sogniamo, è anch’essa musicale per il disegno, la geometria, i piani, i ritmi, le armonie visive e plastiche. Oltretutto, come nella Città Sonora, ogni casa è collegata ad altre case che sono a loro volta strumenti e che insieme costituiscono l’ampio “Strumento-Città”, e lo smisurato “Strumento-Mondo”.
Sciola, è stato anche Presidente della commissione regionale per il Paesaggio e la Qualità Architettonica e la sua visionaria ricerca, così fortemente legata alla Sardegna che lui definiva ‘Isola di pietra’, è tuttora protagonista del paesaggio di San Sperate, il suo paese natio, che egli stesso ha trasformato in un paese-museo, come naturale amplificazione della propria opera, che vive nella terra, negli edifici e nelle strade.
La Biennale di Architettura 2021, ha quest’anno dedicato uno spazio alla sua opera, a cura dall’architetto Pier Andrea Angius, con la collaborazione della Fondazione Sciola e della Galleria Copetti di Udine, accompagnato da un catalogo storico-critico a cura di Giulia Pilloni, nel quale è analizzata la sensibilità architettonica dello scultore in molte delle sue installazioni artistiche.