Ph. Angelo Ciccolo
Fotografare l’architettura non è soltanto registrare forme, materiali o proporzioni. È un modo di abitare lo spazio con lo sguardo. Ogni edificio, che sia una cattedrale barocca o un’abitazione contemporanea, racconta qualcosa del contesto in cui è nato e delle persone che lo vivono. E la fotografia diventa uno strumento di ascolto: traduce la materia in luce, la struttura in ritmo, il vuoto in presenza.
Chi fotografa l’architettura ricerca la giusta distanza – fisica, ma anche emotiva – per comprendere come l’edificio si inserisca nel paesaggio, come esso dialoghi con l’ambiente e con chi lo attraversa. È una disciplina fatta di lentezza e di attesa: della luce giusta, di un’ombra che riveli un dettaglio, di un particolare che restituisca la misura umana dello spazio.
La fotografia d’architettura racconta, interpreta, seleziona: ogni scatto svela una relazione.
Angelo Ciccolo: lo sguardo che cammina
È con questo spirito che si muove Angelo Ciccolo, architetto e fotografo che da anni indaga il dialogo tra costruito e paesaggio, tra materia e luce. Durante gli studi in Progettazione Architettonica e Urbana, si è avvicinato alla fotografia come linguaggio per esplorare il paesaggio mediterraneo, l’architettura e i suoi dettagli. Nel 2019 ha preso parte al Master in Fotografia tenuto da Giovanni Hänninen, dedicato al tema dello spazio urbano in mutamento e al rapporto tra uomo e architettura. Ha collaborato con studi italiani, portoghesi e austriaci, consolidando uno sguardo capace di cogliere l’essenza dello spazio naturale, urbano e domestico.
Quando sei di fronte a un edificio, come lo osservi?
Sono abituato a prendere confidenza con un edificio girandoci attorno e iniziando a ragionare sulle sue caratteristiche architettoniche principali.
Questa prima analisi è utile per cominciare a scegliere i punti di vista, utilizzando anche la camera del telefono come promemoria.
Quali sono gli elementi architettonici che solitamente ti colpiscono o che più ti piace riprendere?
Mi piace che il racconto fotografico sia come un percorso fatto a piedi, ritraendo i passaggi, i giochi di volumi e la relazione tra gli elementi, siano essi interni che esterni.
Quali fotografi sono i tuoi modelli o riferimenti?
Durante gli studi in Architettura mi hanno sempre affascinato le fotografie di Fernando Guerra, ma non posso non citare Gabriele Basilico e Luigi Ghirri, due maestri indiscussi della fotografia italiana del secondo Novecento.
Per Edilpiù ti trovi spesso a fotografare e mettere in luce l’aspetto dei serramenti, come sei solito ritrarli?
Mi piace fotografare gli elementi sempre in relazione al contesto in cui sono stati installati. Non mi interessa isolarli, ma mostrare come interagiscono con la luce, con i materiali circostanti e con il modo in cui l’ambiente viene vissuto.